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William Klein Palazzo della Regione Milano 1 / 12       Autoritratto William Klein, Parigi 1998. © William Klein.

William Klein Palazzo della Regione Milano 2 / 12       Le Petit Magot, 11 novembre 1968, Parigi (dalla sezione Parigi). © William Klein.

William Klein Palazzo della Regione Milano 3 / 12       Custode, Cinecittà, Roma 1956 (dalla sezione Roma). © William Klein.

William Klein Palazzo della Regione Milano 4 / 12       Pellicole, Broadway by Light, 1958 (dalla sezione Film). © William Klein.

William Klein Palazzo della Regione Milano 5 / 12       Diamanti in movimento, 1953 (dalla sezione Astrazioni). © William Klein.

William Klein Palazzo della Regione Milano 6 / 12       Nina, piazza di Spagna, Roma 1960 (dalla sezione Moda). © William Klein.

William Klein Palazzo della Regione Milano 7 / 12       Quattro teste, Giorno del Ringraziamento, Broadway e 33rd, New York, 1954 (dalla sezione New York). © William Klein.

8 / 12       William Klein durante l'incontro con i giornalisti svoltosi dopo l'inaugurazione della mostra presso Palazzo della Ragione a Milano. © Pio Tarantini.

9 / 12       Un dettaglio dell'allestimento della mostra William Klein. Il mondo a modo suo presso Palazzo della Ragione a Milano. © Pio Tarantini.

10 / 12       Un dettaglio dell'allestimento della mostra William Klein. Il mondo a modo suo presso Palazzo della Ragione a Milano. © Pio Tarantini.

11 / 12       Un dettaglio dell'allestimento della mostra William Klein. Il mondo a modo suo presso Palazzo della Ragione a Milano. © Pio Tarantini.

12 / 12       Durante la visita alla mostra William Klein. Il mondo a modo suo presso Palazzo della Ragione a Milano. © Pio Tarantini.

William Klein. Il mondo a modo suo

Parto da una ovvietà: William Klein (New York, 1928) negli anni Cinquanta insieme ad altri grandi fotografi, ma probabilmente molto più di altri, modificò il linguaggio del reportage tanto da aver aperto una strada stilistica ancora oggi praticata, se pur con i necessari aggiustamenti e modifiche. Risulta difficile dunque, davanti a un vero e grande maestro della fotografia internazionale del Novecento, proporre (o riproporre) una antologica che ne delinei il percorso senza inciampare nel già visto, anche perché Klein è stato spesso ospite a Milano, la città dove peraltro realizzò uno dei suoi primi lavori come artista sperimentale e concettuale.

Il Palazzo della Ragione Fotografia di Milano presenta invece una grande mostra, William Klein. Il mondo a modo suo, a cura di Alessandra Mauro, che risponde in modo puntuale alle esigenze divulgative, a quelle di riflessione sulla sua opera e a quelle spettacolari, che, se realizzate con rigore e buon gusto, arricchiscono la fruizione dell’evento.

Alla inaugurazione ha presenziato l’autore, sempre disponibile e amabile nonostante qualche acciacco che intacca il suo fisico di quasi novantenne, ma non il suo spirito brillante, ironico e puntuale nelle risposte ai giornalisti che lo hanno accolto calorosamente in questo suo nuovo evento italiano.

In nove sezioni ─ ricreate con un allestimento adeguato nel suggestivo, ma anche costrittivo spazio del Palazzo ─ si snoda il percorso artistico di Klein, dalle prime prove grafico-concettuali ai suoi famosi lavori su alcune grandi capitali del mondo, dalle sue sperimentazioni nel campo della moda agli interventi grafico-pittorici sui provini ingranditi fino alla proiezione di una antologia di scene dai suoi film. Non è questa la sede per entrare nel merito di una analisi particolareggiata di questa esposizione, ma mi limito a segnalare alcuni aspetti che rendono valida la visita a questa mostra sia alle nuove generazioni che non conoscono o conoscono poco Klein, sia agli operatori più accorti.

L’allestimento dispiega le fotografie in modo articolato e in diversi formati, rispecchiando in un certo senso la complessità di impaginato dei volumi di Klein, a cominciare dal mitico New York (1956) che segnò una svolta nella presentazione editoriale della fotografia con le immagini composte con un ritmo pulsante ─ così come doveva apparire la sua città a metà degli anni Cinquanta, quando si affermava definitivamente come centro del mondo occidentale ─ con molte immagini al vivo nelle doppie pagine, abolendo quindi margini e gabbie grafiche condizionanti. In mostra in ogni sezione, dunque, accanto alle sue classiche fotografie presentate in formati medio-grandi troviamo ingrandimenti a pareti intere, quasi quinte teatrali in cui lo spettatore può immergersi rivivendo le atmosfere di quei luoghi e di quei tempi.

E, a proposito di Italia e di Klein, è noto che subito dopo il suo lavoro su New York egli realizzò quello su Roma (1959), la cui lettura fotografica è stata associata da alcuni operatori e studiosi italiani ─ in un recente dibattito telematico, partito per tutt’altro contesto, sulla rappresentazione fotografica della città di Roma ─ a quella di altri fotografi famosi ai quali si rimprovera di aver dato una visione stereotipata della capitale italiana: ma osservavo, in questa occasione, che la documentazione fotografica del territorio e del sociale connesso è sempre il risultato di diverse stratificazioni culturali e informative e, quindi, è difficile se non impossibile pensare a una fotografia distaccata e oggettiva; essa è sempre lo specchio dell’autore, con buona pace, come sostengo da tempo, di chi predica di scomparsa dell’autore. Se Klein in qualche fotografia di Roma ha colto uno stereotipo è perché questo fa parte della cultura universale, così come si trovano tanti stereotipi nella produzione artistica di Fellini o del suo, in parte, emulo più giovane Sorrentino, quando fanno vivere i loro personaggi in ambientazioni romane. Questo non toglie nulla al valore delle loro opere.

I reportage di Klein sono destinati a durare nel tempo perché alla fine, nella storia della fotografia e delle altre arti visive, quello che conta è sempre il linguaggio, coniugato ovviamente a un contenuto interessante che dovrebbe essere la condizione di base su cui articolare il discorso. Altrimenti non saremmo qui a parlare e indicare alle nuove generazioni quei maestri che hanno aperto la via a nuovi modi di esprimersi. William Klein è uno di questi. [ Pio Tarantini ]


William Klein.
Il mondo a modo suo
Palazzo della Ragione Fotografia, piazza Mercanti, 1 - Milano
17 giugno – 11 settembre 2016

orario: martedì, mercoledì, venerdì e domenica, ore 9,30 - 20,30 | giovedì e sabato, ore 9,30 - 22,30 | chiuso il lunedì
ingresso: (comprensivo di audioguida) intero 12,00 € | ridotto 10,00 € per gruppi di almeno 15 persone, Over 65, minori dai 6 ai 26 anni, disabili, soci Touring Club con tessera, aderenti a Lunedì Musei, militari, forze dell’ordine non in servizio, insegnanti, possessori AMAMI Card, soci FAI, titolari Card Musei Lombardia; titolari Giunti Card, Amici di Forma | ridotto speciale 6,00 € per gruppi di studenti e scolaresche di ogni ordine e grado, gruppi organizzati dal Touring Club o dal Fai, altre categorie convenzionate, dipendenti comunali con esibizione badge, giornalisti iscritti all’albo con tesserino | gratuito per minori di 6 anni, un accompagnatore per gruppo, due insegnanti accompagnatori per classe, un accompagnatore per disabile, un accompagnatore e una guida per gruppo Touring, dipendenti della Soprintendenza ai Beni Architettonici, giornalisti iscritti all’albo e accreditati da ufficio stampa, tesserati ICOM, guide turistiche abilitate, impiegati presso il Servizio Mostre di Palazzo Reale, membri della Commissione di Vigilanza e Vigili del Fuoco, soci AMACI
info: 02 43353535
www.palazzodellaragionefotografia.it


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Palazzo della Ragione Fotografia

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pubblicato in data 20-06-2016 in NOTIZIE / FPART

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