1 / 6       Un lavoratore di canna da zucchero si mette in posa per una foto nella piantagione di Ingenio San Antonio in Chichigalpa. Nicaragua, 2 maggio 2014. © Ed Kashi/VII.

2 / 6       Un lavoratore di canna da zucchero (29 anni) posa con il padre (58 anni) nella coltivazione di Chichigalpa, in Nicaragua. Entrambi soffrono di CKDnT. Nicaragua, 6 gennaio 2013. © Ed Kashi/VII.

3 / 6       Un lavoratore taglia le canne da zucchero bruciate nel campo di Chichigalpa, in Nicaragua. È ricoperto di cenere e fuliggine createsi nell’incendio della notte precedente. Nicaragua, 1 maggio 2014. © Ed Kashi/VII.

4 / 6       Sandro Iovine durante la video intervista a Ed Kashi. © Stefania Biamonti/FPmag.
5 / 6       Durante la visita alla mostra Under Cane: A Worker's Epidemic di Ed Kashi. © Stefania Biamonti/FPmag.
6 / 6       Durante la visita alla Under Cane: A Worker's Epidemic di Ed Kashi. © Stefania Biamonti/FPmag.

Il prezzo della fatica

Che le condizioni di lavoro di molte persone siano estreme, ai limiti del tollerabile, è cosa risaputa. E spesso non serve nemmeno andare molto lontano per scoprire realtà agghiaccianti in cui la qualità della vita di un uomo, la sua sicurezza, la sua salute fisica e psicologica valgono meno di ciò che produce. Per lavoro ci si può ammalare. Per lavoro, si sa, si può anche morire. Ma se ciò che colpisce i lavoratori è un male oscuro, dalle cause ancora indefinite, che nell'indifferenza continua a mietere vittime tra i più poveri dei poveri, allora non siamo più di fronte solo a un grave problema di ingiustizia sociale, ma di salute pubblica.
È il caso della drammatica realtà documentata da Ed Kashi con il lavoro Under Cane: A Worker's Epidemic, inserito nell'ambito dello Spazio Tematico: Il cibo che uccide e attualmente in mostra, a Lodi, presso l'Ex Chiesa di San Cristoforo. Il fotogiornalista della VII Photos Agency alza infatti il sipario su una vera emergenza sanitaria con cui, da decenni, si confronta una larga percentuale di coltivatori di canna da zucchero dell’America Centrale. Questi agricoltori sono colpiti da quella che può essere definita una vera e propria epidemia, un’infezione letale, dalle origini ancora incerte, nota come malattia renale cronica da cause non tradizionali (CKDnT). La maggior parte delle vittime si concentra in Nicaragua e in El Salvador dove, secondo il Center for Public Integrity, i decessi causati dalla CKDnT hanno ormai superato quelli determinati dall’insieme di HIV, diabete e leucemia. Per questi lavoratori del terzo millennio l'aspettativa di vita si è assestata intorno ai 49 anni, ma nonostante ciò poco o nulla è stato fatto, sebbene alcune evidenze scientifiche dimostrino come l'insorgere della malattia sia riconducibile alle pessime condizioni lavorative, e che ben poco basterebbe per iniziare ad arginare il problema. «Nel paese di Chichigalpa, chiamato anche L’isola delle Vedove, un uomo su tre (per lo più lavoratore di canna da zucchero) soffre di insufficienza renale allo stadio terminale a causa di questa malattia fatale [ ... ] – spiega Ed Kashi – Ricerche sulla CKDnT indicano che la disidratazione ripetuta, il caldo estremo e le tossine ambientali potrebbero giocare un grosso ruolo nell’incremento dei decessi tra i lavoratori della canna da zucchero [ ... ] Un’azienda privata che tratta la canna da zucchero a El Salvador è stata la prima in America Centrale a mettere in atto dei comportamenti per contrastare la CKDnT. Qui le condizioni lavorative sono migliorate grazie a delle pause obbligatorie e all’accesso garantito ad acqua e ombra. Tuttavia, è fondamentale che vengano effettuate ulteriori analisi e proposte soluzioni, così da creare un impatto positivo nelle vite dei lavoratori malati, delle loro famiglie e delle comunità locali».
Per Ed Kashi è dunque fondamentale che si cominci a parlare diffusamente di questo problema e ad affrontarlo seriamente a tutti i livelli, non solo quello sanitario. Le fotografie inserite nel percorso espositivo puntano quindi a sensibilizzare le coscienze, a smuovere tanto i singoli quanto gli enti sanitari e i governi affinché si trovino soluzioni percorribili in breve tempo. Le sue sono immagini che colpiscono non tanto per ciò che mostrano, bensì per ciò che documentano e sottendono, anche grazie alle didascalie. Una vera indagine giornalistica, intessuta con dati e testimonianze dirette, che punta a informare nella speranza di contribuire attivamente al miglioramento delle condizioni di vita di questi lavoratori. Informare per contribuire a cambiare le cose, questo è il suo scopo di fotogiornalista, come racconta lui stesso nella video intervista che ci ha rilasciato nel corso del weekend inaugurale del Festival, raggiungibile attraverso il link pubblicato qui sotto. [ S. B. ]

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UNDER CANE: A WORKER'S EPIDEMIC
di Ed Kashi
Ex Chiesa di San Cristoforo | 10-11 / 17-18 / 24-25 ottobre 2015
ingresso: 10,00 € (valido per la visita a tutte le altre mostre in rassegna)


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[ RISORSE INTERNE ]
[ video ] Kashi: tra giornalismo e attivismo
FFE2015 su FPmag

[ RISORSE ESTERNE ]
Il cibo che uccide
Festival della Fotografia Etica
Ed Kashi
VII Photo Agency
Fujifilm Italia



pubblicato in data 16-10-2015 in NOTIZIE / MOSTRE

FFE FFE2015 EdKashi StefaniaBiamonti






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