1 / 5       © Bettina Rheims, La nouvelle Eve II, mai 1997, Ville-Evrard. Dalla mostra I.N.R.I.
2 / 5       © Bettina Rheims, Le chemin de croix, juin 1997, Majorque. Dalla mostra I.N.R.I.
3 / 5       Durante la visita alla mostra I.N.R.I. di Bettina Rheims e Serge Bramly. © Stefania Biamonti/FPmag.
4 / 5       Durante la visita alla mostra I.N.R.I. di Bettina Rheims e Serge Bramly. © Stefania Biamonti/FPmag.
5 / 5       Un momento dell'incontro con Bettina Rheims (a destra e sullo schermo) e Serge Bramly (al centro) svoltosi nell'ambito della Photolux Night. Auditorium di San Romano, Lucca, sabato 28 novembre 2015. © Stefania Biamonti/FPmag.

I.N.R.I.

Corpi splendidi, di uomini e donne impegnati a incarnare le figure del Cristo e della Vergine, dei Santi, degli apostoli e di molti altri personaggi raccontati nelle parabole evangeliche. Quasi una cacofonia visiva, a prima vista, eppure quei corpi perfetti, la cui algida bellezza appare spesso mortificata nella carne, inseriti nei contesti più disparati e riprodotti in vere e proprie gigantografie rivelano poco a poco un'inaspettata aura mistica, pur mantenendo la loro carnalità di individui. La loro terrena umanità.
Il titolo del lavoro – e della mostra proposta dal Photolux Festival sui tre piani del Palazzo Fondazione Banca del Monte di Lucca – è I.N.R.I. (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum = Gesù il Nazareno, Re dei Giudei), in altre parole il titulus crucis, cioè l'iscrizione che i quattro Vangeli affermano essere stata apposta sopra la croce di Gesù Cristo dopo la sua crocifissione. Gli autori sono la fotografa francese Bettina Rheims e Serge Bramly, scrittore e poeta da tempo coinvolto dall'autrice nella realizzazione di progetti di ampio respiro, come questo. Il primo scatto della serie nasce infatti nel 1998 e, da quel primo click, i due hanno continuato a porsi domande tutt'altro che semplici: «Come può essere rappresentato il Cristo oggi? Come possono la sua vita, le sue azioni e i suoi insegnamenti essere comunicati attraverso mezzi moderni, parole che conosciamo e che riescano a trasmetterci un senso di immediatezza? In altre parole, come si può trasmettere quel senso di eternità contenuto nelle parole del Vangelo che recitano: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”?». Quesiti importanti, dagli echi filosofici, a cui i due autori hanno cercato di rispondere dando vita a una serie di visioni, per certi versi ossimoriche, in grado nell'insieme di tratteggiare un'originale rilettura del Vangelo, molto umana e ben poco religiosa. Una reinterpretazione, scevra di moralismi, che proietta nelle Sacre Scritture il mondo di oggi, con i suoi luoghi, i suoi costumi, le sue tensioni e i suoi paradossi. Ecco allora una procace prostituta vestire i panni di una moderna Maddalena, un giovane suicida quelli di Giuda Iscariota, una donna incinta quelli della Vergine. E poi Gesù, incarnato in mille volti, in mille corpi tatuati e non, con piercing o senza, vestiti o denudati, ora uomo ora donna. Non importa. Dietro l'abbagliante bellezza dei modelli coinvolti e la ridondanza di gestualità smaccatamente glamour si riescono infatti a individuare sia i riferimenti evangelici sia, per traslitterazione visiva e concettuale, i molti, possibili habitus della contemporaneità.
L'operazione è raffinata e il risultato in mostra rende giustizia alla lunga ricerca portata avanti dai due autori. «Abbiamo impostato il nostro lavoro su un’attenta rilettura dei testi – spiegano Rheims e Bramly nel testo inserito in catalogo –, lavorando sulle fonti originali e cercando di combinare la storia e la leggenda, come se entrambe appartenessero a questi tempi confusi che chiamiamo presente e come se le scoprissimo per la prima volta. Abbiamo perciò seguito l’esempio degli artisti del passato che hanno trasposto senza esitazione le storie sacre nel loro tempo, usando, per esempio, i dintorni di Firenze come sfondo». Nonostante l'abuso di bellezza (o forse proprio grazie a questo), il lavoro riesce insomma a veicolare il suo messaggio. E il suo duplice intento di creare «icone moderne» attraverso le quali rendere più intelligibili i significati più profondi del Vangelo, e di usare parallelamente quest'ultimo come allegoria della contemporaneità, sembra rispettato anche dalla mostra che lo accoglie, grazie soprattutto alla selezione proposta, all'intelligente uso degli spazi e alla scelta di posizionare per terra le didascalie che riportano ora versetti del Vangelo, ora della Bibbia, ora citazioni di autori cristiani o afferenti al mondo cattolico. [ S. B. ]

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I.N.R.I.
di Bettina Rheims
Palazzo Fondazione Banca del Monte di Lucca | 21 novembre - 13 dicembre 2015
ingresso: 8,00 €


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[ RISORSE INTERNE ]
Photolux 2015: le mostre
[ video ] Sacro e Profano: intervista a Enrico Stefanelli
Photolux 2015 su FPmag

[ RISORSE ESTERNE ]
Photolux Festival 2015

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pubblicato in data 21-12-2015 in NOTIZIE / MOSTRE

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