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Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Vista del quartiere Scampia, Napoli, 2013. Le Vele sono un complesso di abitazioni costruite tra il 1962 e il 1975 nel quartiere Scampia di Napoli. L'utopia della città radiosa è diventata un centro di attività illegali controllato dai clan. Il punto d'osservazione, suggerito dalle forze dell'ordine, è un appartamento all'ultimo piano del Lotto G di via Labriola: luogo già considerato base operativa delle attività criminali del clan dei Vannella Grassi1 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Vista del quartiere Scampia, Napoli, 2013.
Le Vele sono un complesso di abitazioni costruite tra il 1962 e il 1975 nel quartiere Scampia di Napoli. L'utopia della città radiosa è diventata un centro di attività illegali controllato dai clan. Il punto d'osservazione, suggerito dalle forze dell'ordine, è un appartamento all'ultimo piano del Lotto G di via Labriola: luogo già considerato base operativa delle attività criminali del clan dei Vannella Grassi.

Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Vista di Bardonecchia, Torino, 2014. Nel 1995 Bardonecchia è diventato il primo comune del nord Italia commissariato per infiltrazione mafiosa, dopo la scoperta del coinvolgimento del boss della 'ndrangheta Rocco Lo Presti nella costruzione del complesso edilizio Camp Smith, un residence per vacanze invernali. Nato in provincia di Reggio Calabria, Lo Presti era stato trasferito a Bardonecchia nel 1963 sotto regime di soggiorno obbligato per affiliazione mafiosa. Per circa quarant'anni Lo Presti ha ampliato la presenza dei clan calabresi nella regione, infiltrandosi nell'autotrasporto, nella ristorazione, nell'edilizia e nella fornitura di manodopera. Nel 1972 viene raggiunto dal boss calabrese Francesco Mazzaferro: insieme hanno continuato a espandere l'influenza dei clan utilizzando il riciclaggio di denaro, l'usura e l'intimidazione2 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Vista di Bardonecchia, Torino, 2014.
Nel 1995 Bardonecchia è diventato il primo comune del nord Italia commissariato per infiltrazione mafiosa, dopo la scoperta del coinvolgimento del boss della 'ndrangheta Rocco Lo Presti nella costruzione del complesso edilizio Camp Smith, un residence per vacanze invernali. Nato in provincia di Reggio Calabria, Lo Presti era stato trasferito a Bardonecchia nel 1963 sotto regime di soggiorno obbligato per affiliazione mafiosa. Per circa quarant'anni Lo Presti ha ampliato la presenza dei clan calabresi nella regione, infiltrandosi nell'autotrasporto, nella ristorazione, nell'edilizia e nella fornitura di manodopera. Nel 1972 viene raggiunto dal boss calabrese Francesco Mazzaferro: insieme hanno continuato a espandere l'influenza dei clan utilizzando il riciclaggio di denaro, l'usura e l'intimidazione.

Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. I Giocatori di Carte, Galleria degli Uffizi, Firenze, 2010. I Giocatori di Carte è un dipinto del pittore italiano seicentesco Bartolomeo Manfredi. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 l'opera è stata gravemente danneggiata dall'esplosione di 277 kg di tritolo nascosti in un furgone parcheggiato in Via dei Georgofili, sotto una delle torri del museo. L’attentato agli Uffizi, che ha causato 5 morti e 38 feriti, è uno dei più drammatici eventi della “stagione stragista” dei primi anni Novanta, quando Cosa Nostra ha colpito diverse figure simbolo dell'antimafia e il patrimonio artistico e culturale nazionale con l’obiettivo evidente di minare la credibilità e la forza delle istituzioni e costringere il governo a una trattativa3 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. I Giocatori di Carte, Galleria degli Uffizi, Firenze, 2010.
I Giocatori di Carte è un dipinto del pittore italiano seicentesco Bartolomeo Manfredi. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 l'opera è stata gravemente danneggiata dall'esplosione di 277 kg di tritolo nascosti in un furgone parcheggiato in Via dei Georgofili, sotto una delle torri del museo. L’attentato agli Uffizi, che ha causato 5 morti e 38 feriti, è uno dei più drammatici eventi della “stagione stragista” dei primi anni Novanta, quando Cosa Nostra ha colpito diverse figure simbolo dell'antimafia e il patrimonio artistico e culturale nazionale con l’obiettivo evidente di minare la credibilità e la forza delle istituzioni e costringere il governo a una trattativa.

Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Circolo ARCI Falcone e Borsellino, Paderno Dugnano, Milano, 2012. Qui il 31 ottobre 2009 i ventidue capi delle ‘ndrine lombarde si sono riuniti per eleggere Pasquale Zappia a loro nuovo rappresentante. La riunione è stata filmata dalla polizia nel corso delle operazioni dell’indagine che ha portato al maxi-processo Infinito4 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Circolo ARCI Falcone e Borsellino, Paderno Dugnano, Milano, 2012.
Qui il 31 ottobre 2009 i ventidue capi delle ‘ndrine lombarde si sono riuniti per eleggere Pasquale Zappia a loro nuovo rappresentante. La riunione è stata filmata dalla polizia nel corso delle operazioni dell’indagine che ha portato al maxi-processo Infinito.

Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Veduta di Corleone, Corleone, Palermo, 2012. Roccaforte del clan dei Corleonesi, artefice negli anni Ottanta e Novanta della più sanguinosa offensiva mafiosa contro lo Stato italiano. In un’audizione del dicembre del 1992, così il pentito Leonardo Messina descrive l’ascesa dei Corleonesi: «Loro si sono impadroniti di questo sistema perché sono arrivati in alcuni posti un po' a gomitate. Quando sono arrivati al potere piano piano hanno ucciso tutti. Il problema di questi uomini è che hanno fatto uccidere tutti, magari da noi stessi: chi ha ucciso il fratello, chi il cognato, chi il cugino, perché pensava di prenderne il posto. Invece, pian piano quelli si sono impadroniti del sistema. Le strutture ci sono sempre ma al potere ci sono uomini loro, che nessuno ha votato»5 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Veduta di Corleone, Corleone, Palermo, 2012.
Roccaforte del clan dei Corleonesi, artefice negli anni Ottanta e Novanta della più sanguinosa offensiva mafiosa contro lo Stato italiano. In un’audizione del dicembre del 1992, così il pentito Leonardo Messina descrive l’ascesa dei Corleonesi: «Loro si sono impadroniti di questo sistema perché sono arrivati in alcuni posti un po' a gomitate. Quando sono arrivati al potere piano piano hanno ucciso tutti. Il problema di questi uomini è che hanno fatto uccidere tutti, magari da noi stessi: chi ha ucciso il fratello, chi il cognato, chi il cugino, perché pensava di prenderne il posto. Invece, pian piano quelli si sono impadroniti del sistema. Le strutture ci sono sempre ma al potere ci sono uomini loro, che nessuno ha votato».

Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Lettera minatoria, Lazzaro, Reggio Calabria, 2012. Filippo Cogliandro è lo chef del ristorante L’Accademia, sul lungomare di Lazzaro. Nel 2008 ha denunciato le richieste estorsive del clan calabrese dei Barreca, contribuendo all’arresto di due esponenti della famiglia mafiosa. «Cornuto guarda che i porci campano poco», recita una delle tante lettere minatorie recapitate a Cogliandro nel suo ristorante6 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Lettera minatoria, Lazzaro, Reggio Calabria, 2012.
Filippo Cogliandro è lo chef del ristorante L’Accademia, sul lungomare di Lazzaro. Nel 2008 ha denunciato le richieste estorsive del clan calabrese dei Barreca, contribuendo all’arresto di due esponenti della famiglia mafiosa. «Cornuto guarda che i porci campano poco», recita una delle tante lettere minatorie recapitate a Cogliandro nel suo ristorante.

Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Fiat Croma, Roma, 2012. L’auto in cui Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo hanno perso la vita il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci, insieme ai tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. La vettura è conservata presso la Scuola di Polizia Penitenziaria di Roma7 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Fiat Croma, Roma, 2012.
L’auto in cui Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo hanno perso la vita il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci, insieme ai tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. La vettura è conservata presso la Scuola di Polizia Penitenziaria di Roma.

Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Boa constrictor, Pignataro Maggiore, Caserta, 2015. Esemplare di boa constrictor di 18 anni, usato per un’ intimidazione di stampo mafioso. È stato ritrovato nel 2014 a Villa Literno sul sedile posteriore di un automobile, il finestrino sfondato. Il proprietario, che ha chiesto di rimanere anonimo, da tempo subiva minacce di camorra. Il serpente è stato affidato a Dog’s Town, una struttura a Pignataro Maggiore che si occupa di animali sottoposti a sequestro giudiziario8 / 8       Da Corpi di reato di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Boa constrictor, Pignataro Maggiore, Caserta, 2015.
Esemplare di boa constrictor di 18 anni, usato per un’ intimidazione di stampo mafioso. È stato ritrovato nel 2014 a Villa Literno sul sedile posteriore di un automobile, il finestrino sfondato. Il proprietario, che ha chiesto di rimanere anonimo, da tempo subiva minacce di camorra. Il serpente è stato affidato a Dog’s Town, una struttura a Pignataro Maggiore che si occupa di animali sottoposti a sequestro giudiziario.

Corpi di reato

Nelle sale del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo è ospitata una mostra, a cura di Matteo Balduzzi, volta a tratteggiare un'immagine delle mafie lontana dagli stereotipi visivi a cui la cronaca nera ci ha abituato.

Intitolata Corpi di reato. Un’archeologia visiva dei fenomeni mafiosi nell’Italia contemporanea, l'esposizione propone l’imponente corpus di immagini dell'omonimo progetto di Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco e Fabio Severo. Un progetto importante, che negli ultimi anni ha avuto una notevole visibilità e numerosi riconoscimenti e che, di recente, è entrato a far parte delle collezioni del MuFoCo, trovando in questa mostra la prima occasione per essere mostrato in maniera completa a Milano.

Ma perché il titolo Corpi di reato? Secondo l'articolo 253 del Codice di procedura penale, i corpi di reato sono «le cose sulle quali o mediante le quali il reato è stato commesso, nonché le cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo». Le fotografie in mostra sono immagini apparentemente ordinarie e sembrano stridere con il titolo proposto. Tuttavia, basta soffermarsi un istante in più, avvicinarsi e leggere le corpose didascalie, per capire che ciò che è rappresentato e mostrato sono corpi di reato veri e propri.

Corpi di reato reali o simbolici, legati al passato o sfuggiti al presente, ovvero luoghi e oggetti che testimoniano o lasciano intravedere attività concrete della criminalità organizzata o – come spiega il testo di presentazione dell'evento – «spesso dietro a una maschera di normalità, rivelano il legame con i fenomeni mafiosi, più vicino a noi di quanto possiamo immaginare».

CORPI DI REATO
Un’archeologia visiva dei fenomeni mafiosi nell’Italia contemporanea
Museo di Fotografia Contemporanea | Villa Ghirlanda, via Frova, 10 - Cinisello Balsamo MI
25 aprile – 10 giugno 2018

orario: da mercoledì a venerdì, ore 16,00 - 19,00 | sabato e domenica, ore 10,00 - 13,00 e 14,00 - 19,00 | chiuso il lunedì
ingresso: libero
info: 02 6605661
www.mufoco.org

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RISORSE ESTERNE
Tommaso Bonaventura
Alessandro Imbriaco
MuFoCo – Museo di Fotografia Contemporanea

Myphotoportal LABS 2019, FPschool, Milano, 16 marzo 2019.

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pubblicato in data 27-04-2018 in NOTIZIE / MOSTRE

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