Sarà il caldo afoso e massacrante che si raggruma sotto i capannoni del Ground Control, parte dismessa della stazione ferroviaria di Arles, ma Un monde qui se noie (Un mondo che annega) di Gideon Mendel è una mostra che lascia il segno e non si dimentica certo appena usciti dai locali dell'esposizione. Al centro dell'indagine del fotografo sudafricano, le conseguenze dei cambiamenti climatici in termini di disastri naturali.
Gideon Mendel, La maison de John Jackson, village de Toll Bar près de Doncaster, Royaume-Uni, juin 2007, série Ligne de crue. Avec l’aimable autorisation de l’artiste. © Gideon Mendel.
A partire dal 2007 Gideon Mendel ha fotografato in tredici paesi fortemente colpiti dalle inondazioni occupandosi non tanto di descrivere le conseguenze catastrofiche sul territorio, quanto piuttosto cercando di cogliere il lato umano delle tragedie che aveva di fronte. In questo senso la serie Portraits submergés è particolarmente efficace, con i ritratti degli abitanti delle zone alluvionate in posa davanti alle proprie abitazioni. Posture normali, venate di un certo distacco e in cui è possibile qua e là ritrovare riferimenti alla pittura. Il ritratto di Jeff et Tracey Waters (vedi foto di apertura), ad esempio, fa venire in mente, a livello formale, American Gothic di Grant Wood.
Un momento della visita alla mostra Un monde qui se noie di Gideon Mendel in esposizione presso Ground Control, nell'ambito di Les Rencontres de la Photographie 2017 ad Arles. © FPmag.
Se le fotografie colpiscono molto, per la dissonanza tra la composta staticità e la calma che trasmettono a dispetto del disastro all'interno del quale sono state realizzate, ancora di più lo fa il lungo video che le accompagna. Proiettato in una saletta... crematorio in fondo al padiglione che ospita la mostra, si compone di una serie di frammenti ripresi da una barca o nelle case alluvionate. Gideon Mendel ci accompagna nel silenzio, rotto solo dallo sciabordio dell'acqua, con i proprietari all'interno delle abitazioni. Case in cui si cammina con l'acqua che arriva alla vita o anche più in alto. Dopo un po' che la proiezione va avanti si ha davvero la sensazione di essere immersi in quelle atmosfere sospese, in cui l'unica presa di coscienza possibile è quella del disastro.
Quando si esce dalla saletta dove avviene la proiezione, oltre a trovare piacevolmente fresca una temperatura ambiente intorno ai 35 gradi, gli occhi continuano a vedere lo sgomento silente e quei gesti di cura per i propri oggetti così inadeguati alla situazione. Mani che sistemano un soprammobile o sfiorano un interruttore, quasi a esorcizzare la situazione in un'improbabile parvenza di normalità. Gesti istintivi, tanto inutili quanto così profondamente umani da essere ripetuti a tutte le latitudini.
La sezione Tracey d'eau della mostra Un monde qui se noie di Gideon Mendel in esposizione presso Ground Control, nell'ambito di Les Rencontres de la Photographie 2017 ad Arles. © FPmag.
Traces d’eau (Tracce d'acqua) è la sezione della mostra dedicata agli ingrandimenti di fotografie ricordo recuperate dopo il passaggio delle acque. Sul piano meramente formale le immagini raccolte da Gideon Mendel rimandano a Found photos in Detroit di Arianna Arcare e Luca Santese di Cesura. Colori sciolti e porzioni di immagine scomparse che trasformano, a volte, i ritratti in composizioni astratte. Immagini che si possono guardare solo in silenzio al cospetto di quel cimitero della memoria creato dalle acque. Un'inondazione non distrugge solo i beni materiali, ma finisce per sottrarre, cancellandola, anche la memoria demandata alle immagini da chi ne è colpito, creando uno sradicamento totale.
La sezione Ligne de crue della mostra Un monde qui se noie di Gideon Mendel in esposizione presso Ground Control, nell'ambito di Les Rencontres de la Photographie 2017 ad Arles. © FPmag.
Ligne de crue (Linee/livello d'inondazione) è la terza sezione di Un monde qui se noie e vive ancora una volta dello stridente contrasto tra quanto ci viene mostrato, conseguenza di una catastrofe, e l'aspetto placido e surreale con cui gli interni delle case si specchiano nell'acqua che ha invaso tutto. Coinvolgente anche l'allestimento che sfrutta delle gigantografie montate su panelli disposti a U. Quando ci si trova nella parte interna si ha la concreta sensazione, complici il posizionanto e le dimensioni delle stampe, di essere piccoli e imponenti rispetto al disastro che ci circonda. Qualcosa di infinitesimale rispetto allo sgomento provato dai proprietari delle case alluvionate, ma comunque assai destabilizzante. Qualcosa che, a meno di non essere totalmente insensibili, dovrebbe indurre a maggiori riflessioni circa le conseguenze dei cambiamenti climatici che invece sembriamo voler continuare a ignorare. [ Sandro Iovine ]
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UN MONDE QUI SE NOIE
di Gideon Mendel
Ground Control, avenue Paulin Talabot - Arles (Francia)
3 luglio – 24 settembre 2017
ingresso: 10,00 €
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[ RISORSE INTERNE ]
◉ [ FPtag ] Les Rencotres de la Photographie 2017: il punto di vista della redazione
◉ [ FPtag ] Les Rencotres de la Photographie 2016: il punto di vista della redazione
◉ [ FPtag ] Les Rencotres de la Photographie 2015: il punto di vista della redazione
[ RISORSE ESTERNE ]
◎ Gideon Mendel
◎ Les Rencontres de la Photographie
pubblicato in data 30-08-2017 in NOTIZIE / MOSTRE
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