1 / 17       Dalla mostra Non ti scordar di me di me. © Daniele Pasci.

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Non ti scordar di me

La Sardegna è una terra complessa per chi non ci è nato e, forse, anche per chi vi ha visto i propri natali. Vari sono stati i tentativi dell'economia moderna di incidere sulla vocazione agro-pastorale fortemente diffusa sul territorio, se si escludono le aree del Sulcis Iglesiente dominate dalla tradizione mineraria ormai di fatto scomparsa con tutta la sua tradizione culturale. Esempi tipici sono alcuni luoghi celebrati ormai come vere e proprie cattedrali nel deserto, come le installazioni dell'industria chimica nel comune di Ottana. Ma ci sono anche aree che hanno subito reali trasformazioni e che, nell'arco di poco più di mezzo secolo, hanno realmente trasformato l'economia locale. Arborea, in provincia di Oristano, e Sarroch, in provincia di Cagliari, sono tra queste, oltre ad essere state protagoniste del dibattito nato sull'isola sul rapporto tra benefici e svantaggi derivanti dalle attività estrattive. La discussione inizia nel 2011, quando la società che opera nel polo di trasformazione petrolchimica di Sarroch deposita la richiesta di trivellazione per un pozzo esplorativo nel comune di Arborea alla ricerca di un eventuale giacimento di metano. Si creano così due poli contrapposti. Da una parte Arborea, fiore all'occhiello dell'industria agroalimentare isolana, dove ci si oppone al progetto di trivellazione difendendo le proprie radici nella tradizione agricola e il territorio. Dall'altra parte Sarroch, che da oltre cinquant'anni ospita la zona industriale con la più grande raffineria del Mediterraneo, dove si difende l'industria per i posti di lavoro creati, non senza la consapevolezza peraltro dei forti cali occupazionali degli ultimi anni e dei danni ambientali e alla salute che dalle attività della raffineria derivano.
Il lavoro di Daniele Pasci, cagliaritano trasferitosi in Emilia, va a indagare proprio quel senso di sospensione tra passato, presente e futuro, tra identità e tradizione che si avverte in quei luoghi affiancato da una forte sensazione di solitudine e insicurezza di una popolazione che perde progressivamente speranze e aspettative.
L'intuizione per il lavoro c'è sicuramente, ma la sensazione è che si tratti prevalentemente di un lavoro culturalmente autoreferenziale, in quanto per poter essere compreso appieno richiede conoscenze dell'Isola che in pochi al di fuori di essa hanno. Penso ad esempio che l'immagine numero 9 della nostra galleria non sia particolarmente significativa per chi non conosce la tradizione della celebrazione di Sant'Efisio, la cui statua venerata a Cagliari, città di cui il santo è patrono, viene portata in pellegrinaggio dal capoluogo fino a Nora, passando tra l'altro per Sarroch, di cui solo grazie allo sfondo della fotografia si riconoscono gli impianti di raffinazione del petrolio. Ora, al di là della banale sovrapposizione tra la cultura tradizionale e l'economia moderna (offerta dall'allineamento compositivo di elementi simbolici), quello che quasi sicuramente sfugge allo spettatore continentale è il fortissimo richiamo a una tradizione autoctona. Il trasporto della statua del Santo è una tradizione secolare estremamente sentita nel cagliaritano, con un portato enorme rispetto ai valori culturali isolani, mentre l'economia che si basa sulle raffinerie viene comunque avvertita come qualcosa che arriva da fuori e sì, porta vantaggi, ma anche danni enormi. È qualcosa che si detesta, ma di cui non si può fare a meno. In uno stridore di sentimenti reso ancora più forte proprio dalla presenza di valori che arrivano da tradizioni secolari.
Più chiara, forse, sempre con un minimo di conoscenza dei luoghi, l'emblematica immagine del cavaliere in abito tradizionale (foto numero 4 nella nostra galleria), che posa malinconico nella notte in sella al suo cavallo (altro elemento centrale della cultura sarda, soprattutto nelle zone dell'interno e dell'Oristanese). Sullo sfondo si intravedono le raffinerie. Incarna probabilmente tutto il senso di smarrimento di una popolazione di fronte a un presente che tende a cancellare il passato e che non fa intravedere speranze per il futuro. In questo senso, ci sarebbe piaciuto vedere un impianto di didascalizzazione più efficace per rendere più fruibile a tutti la ricerca effettuata.
Questo senza nulla togliere alla validità della ricerca che affronta una tematica che merita sicuramente grande attenzione, soprattutto al di fuori della Sardegna. C'è infine da dire che l'allestimento in mostra non favorisce la lettura. Già visitando il sito di Daniele Pasci è possibile apprezzare in modo più efficace la portata del suo lavoro. [ S. I. ]


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CIRCUITO OFF
NON TI SCORDAR DI ME

di Daniele Pasci
Vecchio Ospedale | fino al 27 settembre 2015
ingresso: 6,00 €

pubblicato in data 09-08-2015 in NOTIZIE / MOSTRE

COTM COTM2015






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