1 / 7       Bal de fin d’année du Clare College, Cambridge, Angleterre, série Luxury, 2005. Avec l'aimable autorisation de Martin Parr/Magnum Photos – Kamel Mennour. © Rencontres Arles.

2 / 7       Banquet d’investiture du maire de Todmorden, district de Calderdale, Angleterre, série The Non-Conformists, 1975-1980. Avec l'aimable autorisation de Martin Parr /Magnum Photos – Kamel Mennour. © Rencontres Arles.

3 / 7       Durante la visita alla mostra MMM - Matthieu Chedid rencontre Martin Parr. © FPmag.

4 / 7       Durante la visita alla mostra MMM - Matthieu Chedid rencontre Martin Parr. © Stefania Biamonti/FPmag.

5 / 7       Durante la visita alla mostra MMM - Matthieu Chedid rencontre Martin Parr. © Stefania Biamonti/FPmag.

6 / 7       Durante la visita alla mostra MMM - Matthieu Chedid rencontre Martin Parr. © Stefania Biamonti/FPmag.

7 / 7       Durante la visita alla mostra MMM - Matthieu Chedid rencontre Martin Parr: dopo un giorno di esposizione sono già necessari interventi di manutenzione. © Stefania Biamonti/FPmag.

Matthieu Chedid rencontre Martin Parr

La conferenza stampa di presentazione di questa edizione dei Recontres d'Arles annunciava con grande enfasi una serie di attività culturali in cui le normali esposizioni alla cui base il principio della contaminazione tra le forme espressive veniva ad assumere una valenza prevalente. Con in mente questo concetto di fondo siamo entrati nella splendida sede espositiva dell’Église des Frères Prȇcheurs in rue du Dr Fanton, già sede nelle edizioni dell’ultimo decennio di splendidi allestimenti con una tensione di fondo rivolta nei confronti di un approccio multidisciplinare all’immagine.
All’interno della chiesa sconsacrata nove stazioni di una Via Crucis di irrisolte ambizioni multimediali, con qualcosa come circa 500 (!!!) immagini proiettate o esposte sui muri e retrospettivamente estrapolate dalle profondità delle compulsività collezionistiche su cui si fonda l’archivio di Martin Parr. Ognuno di questi nove luoghi iconici strizza l’occhio alla sinestesia supportato da nove tracce audio, corrispondenti ognuna a uno strumento (voce umana compresa), composte da Matthieu Chedid, coautore con Martin Parr del percorso espositivo. Il risultato fa pensare lo spettatore. Le riflessioni scaturiscono dalla difficoltà, che riteniamo non dovuta al personale calo fisiologico delle funzioni uditive originato da scontati motivi anagrafici, di percepire con chiarezza la traccia associata alle immagini. Non esiste infatti tra le varie aree una separazione acustica per cui, piazzandosi al centro della navata, si riesce a percepire più o meno il mélange di suoni che presumibilmente dovrebbe permettere di ricostruire il pensiero musicale di Chedid. Ma avvicinandosi alle singole aree, la contaminazione viziata delle differenti distanze di emissione dei suoni provoca il disagio di sovrapposizioni che, non miscelate da adeguata produzione, creano difficoltà nell’ascolto.
Quanto all’associazione tra immagini e suono durante la visita è apparsa opinabile, ma il giudizio va necessariamente sospeso in questo senso a causa delle appena accennate condizioni di ascolto. Di fatto, il risultato non appare certo entusiasmante. L’approccio multimediale è concettualmente basico, a voler fare esercizio di indefesso e convinto buonismo. Operazioni ben più sofisticate si possono verificare in molti centri sociali dediti alla presentazione di progetti multimediali a sfondo sinestetico, realizzate sicuramente con nomi (e presumibilmente budget) meno prestigiosi.
Una considerazione che è difficile non fare è quella relativa al conflitto di interessi che vede l’ormai onnipresente Martin Parr nel duplice ruolo di commissaire des expositions e autore di quella che di fatto altro non è che una più che corposa retrospettiva. Del resto, per chiunque abbia frequentato i festival di fotografia capitolini, non ci sono certo gli estremi per stupirsi.
Detto questo, la prima mostra visitata quest’anno non ha certo sciolto i dubbi ingenerati dal cambio di gestione. Non rimpiangiamo certo la gestione Hébel, soprattutto quella dello scorso anno, ma l’impatto iniziale non fa certo gridare al miracolo. A prescindere dall’impostazione grafica che ha sconvolto il modello cui eravamo ormai abituati e che probabilmente richiederà un periodo di adattamento per poter essere apprezzata, trovare una delle installazioni in mostra già danneggiata a un giorno dall’inaugurazione, ci ha destabilizzato introducendo una variabile che finora ci era stata risparmiata. Di fatto, però, la frequentazione di Arles ci ha insegnato che in questa manifestazione c’è sempre del buono da portare via. E dopo il primo giorno e la prima mostra visitata ci piace pensare che anche quest’anno la tradizione verrà confermata. [ S. I. ]

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MATTHIEU CHEDID RENCONTRE MARTIN PARR
Église des Frères Prȇcheurs | fino al 30 agosto 2015
ingresso: 12,00 €
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pubblicato in data 08-07-2015 in NOTIZIE / MOSTRE

ARLES2015 MagnumPhotos






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