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Jonas Bendiksen, INRI Cristo est promené autour du complexe sur un piédestal sur roues. INRI sont les initiales que Ponce Pilate fit écrire en haut de la croix de Jésus, et signifient: Jésus Christ, Roi des Juifs. Brésil, 2014. Avec l’aimable autorisation de Jonas Bendiksen/magnum Photos.1 / 2

L'ultimo testamento

«Ecco, io verrò presto» recita l'Apocalisse (22,7) e Jonas Bendiksen, ma soprattutto i soggetti di Le dernier testament (L'ultimo testamento), han preso questa profezia molto sul serio. Il ritorno di Cristo sulla terra è, per i cristiani, l'avvenimento che segna l'arrivo del Giudizio che consentirà agli uomini di entrare nel Regno di Dio e l'inizio della fine dei tempi. E deve trattarsi di qualcosa di molto prossimo se a oggi possiamo contare almeno sette versioni del Cristo Salvatore in circolazione nel nostro mondo e Bendiksen se li è andati a cercare in giro per il mondo, dallo Zambia al Sudafrica, dal Giappone alle Filippine.

Jonas Bendiksen, INRI Cristo si muove su un piedistallo su ruote. INRI sono le iniziali che Ponzio Pilato aveva scritto in cima alla croce di Gesù, e significano Gesù Cristo, Re dei Giudei. Brasile, 2014. Courtesy Jonas Bendiksen/Magnum/Photos.
Jonas Bendiksen, INRI Cristo si muove su un piedistallo su ruote. INRI sono le iniziali che Ponzio Pilato aveva scritto in cima alla croce di Gesù, e significano Gesù Cristo, Re dei Giudei. Brasile, 2014. Courtesy Jonas Bendiksen/Magnum/Photos.

L'improbabilità di questi personaggi supera i limiti di una fervida immaginazione e può scatenare facili ironie sullo stato di salute mentale dei personaggi in questione. Credo però che fatta salva la prima reazione di stupore e buonumore suscitato dalla lettura delle parti testuali che accompagnano l'esposizione, ci si debba soffermare a riflettere su vari piani. Da un parte una riflessione di tipo umanistico ci può portare a soffermarci sul bisogno di spiritualità dell'essere umano che sfocia sistematicamente in esternazioni non sempre animate da una logica stringente. Dall'altra, sotto un profilo più socio-politico, non si può fare a meno di riflettere su quanto sia semplice riuscire a condizionare masse di popolazione più o meno ampie. Con tutte le riflessioni che possono scaturirne quando si esamina la questione in prospettiva di coinvolgimento al potere delle masse...

Jonas Bendiksen, Mosè Hlongwane, conosciuto anche semplicemente come Gesù, tiene un sermone al suo matrimonio con Angel, uno dei suoi discepoli. Nella teologia di Mosè, il giorno del suo matrimonio segna l'inizio dei tempi finali. Sudafrica, 2016. Courtesy Jonas Bendiksen/Magnum Photos.
Jonas Bendiksen, Mosè Hlongwane, conosciuto anche semplicemente come Gesù, tiene un sermone al suo matrimonio con Angel, uno dei suoi discepoli. Nella teologia di Mosè, il giorno del suo matrimonio segna l'inizio dei tempi finali. Sudafrica, 2016. Courtesy Jonas Bendiksen/Magnum Photos.

Se invece ci limitiamo a considerazione l'aspetto fotografico, il lavoro di Jonas Bendiksen si presta a un plauso per quanto riguarda l'aspetto puramente formale delle sue immagini (del resto stiamo pur sempre parlando di un fotografo Magnum Photos...). Interessanti a questo proposito sono le scelte che rimandano direttamente alla liturgia iconica della cultura cristiana, cui del resto sostengono, per grandi e ampie linee, di rifarsi i soggetti in questione quando dichiarano di essere la reincarnazione di Cristo.
Qualche perplessità in più invece sorge in chiave fotogiornalistica se analizziamo il lavoro relativamente alla sezione che affronta il Cristo filippino, Apollo Quiboloy, fondatore e dirigente, tra l'altro, dell'impresa Il regno di Cristo, fortemente collusa con il governo Dutarte. Colpisce in questo la scarsità di immagini riprese dal vivo. Questa non è altro che la conseguenza del rifiuto di concedere al fotografo la possibilità di portare avanti il proprio progetto in quel contesto. In mostra viene però riportato uno scambio di e-mail in cui Jonas Bendiksen si dichiara disposto a correggere il taglio del suo lavoro e sottoporre a censura preventiva le immagini scattate. Niente di strano in una trattativa professionale qualora ci sia di fronte al fotografo un cliente pagante, assai più discutibile invece nell'ambito di un approccio giornalistico. Mi piace però pensare, sia pure con non certa convinzione, che si trattasse solo di un modo per raggiungere il fine ultimo, ovvero accedere alla possibilità di fotografare il Cristo filippino.

Un momento della visita alla mostra Le dernier testament di Jonas Bendiksen in mostra presso l'Église Sainte-Anne, nell'ambito di Les Rencontres de la Photographie 2018 ad Arles. © Gianfranco Ferraro/FPmag.

Un momento della visita alla mostra Le dernier testamento di Jonas Bendiksen in mostra presso l'Église Sainte-Anne, nell'ambito di Les Rencontres de la Photographie 2018 ad Arles. © Gianfranco Ferraro/FPmag.

Di estrema intelligenza e gusto infine sono le soluzioni espositive che caratterizzano l'allestimento e ben si sposano con le scelte stilistiche di Jonas Bendiksen, richiamando anch'esse alcuni stereotipi dell'iconografia cristiana. Un esempio per tutti lo si può trovare nell'immagine qui sopra, che è stata scatta nella sezione dedicata al Cristo zambiano, un tassista noto come Gesù di Kitwe, dove la disposizione a parete rimanda direttamente alle raffigurazioni da catechismo della Trinità. [ Sandro Iovine ]

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LE DERNIER TESTAMENT
di Jonas Bendiksen
Église Sainte-Anne, place de la République - Arles (Francia)
2 luglio – 23 settembre 2018
ingresso: 12,00 €


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RISORSE INTERNE
[ FPtag ] Les Rencotres de la Photographie 2018: il punto di vista della redazione
[ FPtag ] Les Rencotres de la Photographie 2017: il punto di vista della redazione
[ FPtag ] Les Rencotres de la Photographie 2016: il punto di vista della redazione
[ FPtag ] Les Rencotres de la Photographie 2015: il punto di vista della redazione

RISORSE ESTERNE
Jonas Bendiksen
Les Rencontres de la Photographie

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pubblicato in data 04-07-2018 in NOTIZIE / VIDEO

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