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iUna massiccia aquila reale è lanciata da un cacciatore in cerca di una preda nelle montagne della Mongolia occidentale. © Palani Mohan.

palani mohan

hunting with eagles*

«O è per tuo ordine che l’aquila vola verso l’alto
E costruisce in alto il suo nido,
Che risiede sulla rupe e passa la notte
Sul dente di una rupe e in un luogo inaccessibile?
Di là deve cercare da mangiare;
I suoi occhi continuano a guardare lontano.
E i suoi piccoli stessi continuano a sorbire sangue;
E dove sono gli uccisi, essa è là»**


Pur avendo ben altra ragion d'essere nel suo contesto originario, la citazione biblica sembra tratteggiare alla perfezione l'identità dell'aquila per come può essere percepita da un uomo. Nonostante la forzatura di significato, anche solo per essere stata inserita in una pagina come questa, il testo di Giobbe descrive l'essenza selvaggia e cacciatrice di questo grande uccello, che può vivere in condizioni ambientali che sembrano negare la possibilità stessa della vita, quanto meno per l'essere umano.

Eppure questi straordinari rapaci possono trasformare le loro abitudini, adeguarle a quelle del consesso sociale, arrivando a condividere spazi e consuetudini in un menage impensabile per la cultura occidentale, ma non per quei pochi burkitshi (cacciatori) Kazakhi che vivono nei pressi dei Monti Altaj, al confine con la Mongolia occidentale.

Si calcola che ormai non ne siano rimasti più di una sessantina a portare avanti una tradizione antica come quella della caccia con le aquile. E molti di loro non sono certo giovanissimi cosa che, unita a condizioni climatiche estreme, in cui le temperature possono far segnare anche -40° C, fa facilmente presagire la scomparsa a breve di questa pratica venatoria e, con essa, il connubio uomo-aquila che in quest'area di mondo assume aspetti decisamente peculiari. Per un burkitshi il predatore non è tale e nemmeno un mero strumento vivente che viene utilizzato per procacciarsi cibo e pelli. L'aquila prelevata dal nido quando è ancora molto piccola, viene portata in casa e allevata a tutti gli effetti come un membro della famiglia. E come tale ad essa ci si riferisce.

Ma come ci si può porre di fronte a realtà tanto lontane da quelle che siamo abituati a considerare? Le difficoltà da superare non sono poche. Innanzitutto, è necessario un approccio che sappia fondere al suo interno tanto le qualità del fotogiornalista d'approfondimento, quanto quelle dell'etnosociologo. Quello che l'immagine deve riuscire a trasmettere, infatti, non è tanto un accadimento di natura estetica, peraltro imprescindibile, quanto una rete sociale in cui insistono variabili inusuali. La capacità di restituzione del reale in casi del genere appare peraltro in conflitto con la tendenza antropormofizzante che imbriglia fin dall'infanzia l'immaginario occidentale, intrisa da una tradizione favolistica debordata in rappresentazioni iconiche che vogliono l'animale come latore di istanze prettamente umane.

Non si tratta certo di un'operazione semplice nel momento in cui quest'attitudine trova sostegno proprio nelle dichiarazioni dei burkitshi, quando affermano che alle loro aquile piace essere portate in braccio proprio come bambini. Se il fulcro iconico è rappresentato dal rapace (addomesticato, sì, ma non immemore delle proprie peculiarità di cacciatore), è del nucleo sociale primario che si concentra la ricerca fotografica. Vengono così portate in luce le strutture articolate dell'umano relazionarsi e le modalità di un quotidiano che integra attori non umani nelle sue routine. La stratificazione del lavoro non si limita però ad affrontare il sistema relazionale dei singoli all'interno del nucleo familiare, ma opera un'estensione del discorso anche al rapporto con il territorio, in senso stretto e lato, in cui il tessuto antropologico insiste. L'aquila stessa del resto, con i suoi tratti genetici, appare come un emblema dei territori in cui essa stessa e i burkitshi vivono.

[ Sandro Iovine ]


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(*) - Hunting with Eagles è stato esposto nel corso dell'11 edizione dell'Angkor Photo Festival & Workshops.
(**) - Giobbe 39: 27-30

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[ RISORSE INTERNE ]
◉ [ mostre ] Hunting with Eagles: la mostra
◉ [ FPtag ]
Angkor Photo Festival & Workshops 2015

iUn gruppo di cacciatori kazaki con le loro aquile cavalca di mattina nelle montagne della Mongolia occidentale durante la caccia. © Palani MOhan.

iManna, 62 anni, kazako cacciatore con le aquile, posa con il suo animale, che ha catturato in montagna quando era ancora un pulcino. Questo è la settima aquila posseduta da Manna, padre di 10 figli, nella sua vita. © Palani Mohan.

iRitratto di un'aquila reale gigantesca contro il cielo mongolo, nei pressi del confine tra Russia e Mongolia. © Palani Mohan.

iUna famiglia di cacciatori con le aquile fotografata nella casa invernale al confine tra Russia e Mongolia. © Palani Mohan.

iMadina, 63 anni indossa un giaccone di pelle di volpe mentre culla la sua aquilla di sei anni tra sue braccia. «A loro piace essere portate in questo modo. Le fa sentire amate e le rilassa, proprio come un bambino» mi ha detto. © Palani Mohan.

iOrzakhan Shuinshi, 93 anni, con la nipote Nazgul, nella loro casa d'inverno, nel villaggio di Sagsay nella Mongolia Occidentale. © Palani Mohan.

iUn gruppo di nomadi kazaki a cavallo nella Mongolia Occidentale. © Palani Mohan.

iUn cappotto di pelle di volpe mantiene il cacciatore caldo mentre uomo mentre e uccello scrutano le montagne. © Palani Mohan.

iUna volpe morta, uccisa da un aquila reale, è portata è appesa al cavallo in quella remota regione al confine tra Russia, Kazakistan, Mongolia e Cina, dove si vivono gli ultimi cacciatori con le aquile del mondo. © Palani Mohan.

iUna robista aquila reale si prepara a cacciare le volpi con l'arrivo dell'inverno nella Mongolia occidentale. © Palani Mohan.

Palani Mohan - Nato in India, ma cresciuto in Australia, ha stabilito la sua attuale residenza a Hong Kong. Il suo lavoro è stato pubblicato in tutto il mondo ed è entrato a far parte della collezione della National Portrait Gallery di Londra, oltre a essere stato presentato al Visa Pour l’Image a Perpignan. Mohan ha al suo attivo cinque libri fotografici, l'ultimo dei quali è dedicato alla tradizione della caccia con le aquile in Mongolia. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui World Press Photo, Picture of the Year International, CHIPP, Communication Arts, and Sony International.

Foto: © Irene Yap

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