1 / 5       Dalla serie The Waiting Game. © Txema Salvans.

2 / 5       Dalla serie The Waiting Game. © Txema Salvans.

3 / 5       Durante la visita alla mostra The Waiting Game. © Stefania Biamonti/FPmag.

4 / 5       Durante la visita alla mostra The Waiting Game. © Stefania Biamonti/FPmag.

5 / 5       Dalla mostra The Waiting Game di Txema Salvans: la fotografia rielaborata da Bruna Salvans, figlia dell'autore. © FPmag.

The Waiting Game

A prima vista le fotografie di Txema Salvans sembrerebbero potersi inquadrare in quell'ampio filone della paesaggistica contemporanea che dedica la propria attenzione al potente squallore delle periferie industriali. Se ci si applica con un minimo di attenzione si scopre però che l'algido scenario di strade, rotatorie, marciapiedi non è desertico come poteva essere apparso a prima vista. A popolarlo donne dall'inequivocabile atteggiamento in attesa. È questo il colpo di scena, il lavoro non si incentra sulla depressione urbanistica, bensì sulla prostituzione. Le protagoniste riprese a grande distanza, e a prima vista invisibili, sembrano esplicitare il loro ruolo sociale. Trasparenti al mondo, se non in funzione della loro reificazione commerciale, sono comunque presenze del nostro paesaggio sociale la cui coscienza benpensante sembra costantemente volerne occultare la figura in senso metaforico e non solo.
Il lavoro condotto per ben otto anni lungo la costa spagnola del Mediterraneo è stato svolto da Salvans con criteri definiti analoghi a quelli di una ricerca scientifica, come sottolineano gli apparati introduttivi all'ingresso della mostra. Individuati innanzitutto luoghi e personaggi da fotografare, l'autore si avvicina fingendosi un operaio, cosa che gli permette di insistere sui luoghi senza alterarne le dinamiche. L'elevatissimo livello di contestualizzazione marca la distanza con le protagoniste del lavoro, il cui ruolo è ulteriormente stigmatizzato dal titolo (The Waiting Game) e dagli spazi in cui operano, quasi fossero cicatrici di un paesaggio, come scrive Pepe Baeza.
Per concludere, interessante a livello sociologico all'interno della percorso l'esposizione di una delle immagini rielaborata dalla figlia dell'autore. La didascalia recita: «Quando le prime prove del libro arriveranno a casa di Salvans, sua figlia, di 4 anni, iniziò a rielaborarle». Ebbe origine così un'immagine nuova, quando la bimba iniziò a disegnare fiori e pareti attorno alle donne con i pastelli a cera, dando loro una casa in mezzo a quel paesaggio desolato. «Mia figlia vide semplicemente una donna che era sola. Voleva darle una casa. Se solo anche gli adulti potessero vedere le cose in questo modo a volte». [ S. I. ]

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THE WAITING GAME
di Txema Salvans
Palazzo Ferretti | fino al 27 settembre 2015
ingresso: 5,00 €

pubblicato in data 19-07-2015 in NOTIZIE / MOSTRE

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