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Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri. Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri.

Storie di donne

Si inaugura a Bari il 10 gennaio la mostra SIGNA – Storie di donne di Pio Meledandri, un lavoro compatto intorno al tema della violenza sulle donne; si tratta di trentasei fotografie realizzate in studio in cui dodici donne si sono prestate a fare da modelle per una rappresentazione del tema scandita in tre parti: il prima, l’immediato dopo e il dopo successivo con i soggetti contestualizzati nella loro vita quotidiana, segnati psicologicamente e qualche volta anche con danni fisici irreparabili.

Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri. Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri.

Ogni donna-amica-modella occasionale è stata dunque fotografata tre volte in questi diversi momenti e situazioni per sintetizzare visivamente quanto la violenza di genere sia purtroppo così presente e insistente perfino nella nostra civiltà avanzata. La tematica è scottante ─ le notizie sull’argomento sono quotidiane ─ e l’informazione non ha lesinato negli ultimi tempi fotografie crude e terrificanti di volti e corpi di donne devastate da questa barbara violenza: paradossalmente, come accade spesso nella nostra psicologia, c’è il rischio che queste stesse immagini, riproposte con la cadenza imposta dalla cronaca, ci facciano abituare a questa specifica violenza, relegandola nel reparto dell’ineluttabile.

Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri. Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri.

Ecco allora che l’operazione di Meledandri – barese, fotografo, instancabile operatore, ideatore e animatore del Museo della fotografia del Politecnico di Bari che tante importanti iniziative ha realizzato negli ultimi anni nel capoluogo pugliese ─ è impostata in modo diverso, lontana dalla veridicità della foto di cronaca, sviluppata sul complicato e pericoloso alveo della finzione, ma proprio per questo interessante perché allontana la fotografia sul tema dalla banalità del male quotidiano per farne un’operazione di riflessione concettuale. Sì, le fotografie di Meledandri sono state realizzate tutte su un set ─ quello stesso dell’ex-Palazzo delle Poste di Bari che ospita la mostra ─ e con donne che hanno recitato la violenza subita. I segni della violenza, le espressioni delle donne sono finzione e proprio per questo probabilmente portano alla ribalta e all’attenzione del pubblico un tema che la normale fotografia di informazione fa annegare nel marasma della cronaca.

Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri. Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri.

Scrive al proposito l’autore: «[…] Il mio invece è un onesto falso dichiarato, un dramma immaginifico simbolicamente costruito in studio, anche se l’illusione visiva, il trucco e la capacità mimica e di immedesimazione delle modelle coinvolte potrebbero far sembrare vero quello che è assolutamente falso. Le riprese sono state effettuate nello stesso luogo, con le stesse condizioni di luce, volutamente artificiale. L’azzurro, il colore dell’amore, in questo caso vira maledettamente al blu tormentato, pesante, a tinte fosche e cupe, così minaccioso sui capelli e sulle spalle delle donne da farle sprofondare nell’abisso».

Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri. Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri.

Torna prepotente la riflessione sulla fotografia come realtà e finzione, un dibattito destinato a non esaurirsi, rinfocolato da molteplici esperienze e da prese di posizione disparate se non spesso opposte. Come se si dimenticasse una delle caratteristiche principali del linguaggio fotografico e sul quale io insito da tempi non sospetti, e cioè che la fotografia è un linguaggio ambiguo declinabile in mille sfumature e gradazioni che vanno da una fotografia più vicina a una rappresentazione il più fedele possibile alla realtà percepita ─ per quanto si possa essere fedeli se si parla di rappresentazione ─ a una fotografia concepita come messa in scena, del tutto inventata, ma non per questo meno pregnante nei suoi significati simbolici. [ Pio Tarantini ]

Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri. Dalla mostra SIGNA - Storie di donne di Pio Meledandri. © Pio Meledandri.


SIGNA – Storie di donne
(*)
Palazzo Roberto Narducci, ex Poste Centrali, piazza Cesare Battisti, 1 - Bari
10 – 18 gennaio 2017

orario: da lunedì a venerdì, ore 9,00 - 20,00 | sabato e domenica chiuso
ingresso: libero
info: 329 3174796
info@fotofestival.it | piomeledandri@alice.it
www.uniba.it

(*) Direzione artistica di Iginia Romeo. Una produzione a cura dell’Associazione Sviluppo Sostenibile Bari. Presentazione il 10 gennaio alle ore 18 con interventi di Stefania Santelia, docente di Letteratura Latina, Università Aldo Moro Bari e Annamaria Ferretti giornalista, direttore di ILIKEPUGLIA; porteranno il loro saluto Antonio Decaro, Sindaco di Bari e Antonio Uricchio, Rettore dell’Università degli Studi di Bari.


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[ RISORSE INTERNE ]
◉ [ FPart ]
FPart: la rubrica di Pio Tarantini

[ RISORSE ESTERNE ]
Museo della Fotografia Politecnico di Bari

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pubblicato in data 07-01-2017 in NOTIZIE / FPART

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