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i© Pio Tarantini.

«Luigi, come dici: è bello questo paesaggio? Mi guarda e capisco di avergli fatto una domanda difficile. Dopo un lungo silenzio, alla fine dichiara: "Si dice Es brave lo pais". Capisco dunque che la parola paesaggio non esiste in occitano (del resto appare nel francese solo alla fine del Cinquecento). L'iniziale incomprensione derivava non solo dalla normale difficoltà linguistica, ma dalla non comprensione del concetto stesso di paesaggio. Il paesaggio per la gente è il paese»

Henri Cueco*

Quella di Cerano, in provincia di Brindisi, era negli anni Settanta una realtà comune ad altre identità della provincia marittima italiana, basti pensare, un esempio per tutti, ai casotti del Poetto sul litorale cagliaritano. Un fenomeno di micro nomadismo stagionale aveva fatto sorgere sulla costa un centro abitato fatto di baracche realizzate con materiali per lo più di recupero, in cui la gente era solita passare la stagione estiva.
Una tradizione rinnovata, anzi letteralmente ricostruita anno dopo anno con assi di legno, cartelloni pubblicitari e lamiere, ridipinte con cura affettuosa affinché assumessero l'aspetto della residenza estiva. Una residenza povera, certo, priva di ogni struttura a livello igienico, ma non per questo meno dignitosa.
Una trasformazione del territorio che si manifestava nell'operato dell'uomo all'approssimarsi della stagione più calda, un intervento radicale sul paesaggio, forzato ad adattarsi alle esigenze sociali radicatesi nel periodo del boom economico. Un riflesso di quella società forgiata su impianti assunti e fatti propri sulla base di un'economia ormai affrancatasi dalla pura ruralità. E sarà proprio quell'economia – che con le sue trasformazioni si rivelerà sempre più affamata di energia – a dettare i cambiamenti successivi.
Le precarie abitazioni multicolore stese sulle spiagge di Cerano hanno dovuto infatti lasciare il posto alla centrale termoelettrica di Cerano-Brindisi Sud. Il paesaggio che prima era stato ridefinito sulla base delle povere residenze estive, arricchito di linee spigolose e vivaci tinteggiature a calce, esprimeva in qualche modo l'euforia di una nazione in grado di accrescere la fiducia in se stessa insieme al proprio PIL.
L'abbattimento della baraccopoli non è solo il riflesso di un modello economico in cui la ricerca di fonti energetiche indispensabili per portare avanti un processo di industrializzazione assume un ruolo fondamentale, ma è anche la cancellazione di un'identità culturale legata a tradizioni figlie di un'economia fondamentalmente agricola.
Lo spaesamento che si può provare di fronte alla transitorietà degli interventi umani sul paesaggio non è altro che lo specchio delle modalità con cui l'uomo contemporaneo si trasforma (o si illude di farlo) per tentare di adattarsi ai cambiamenti che esso stesso produce, mentre delega all'immagine fotografica la memoria – che non di rado si ammanta di ingiustificata nostalgia – dei suoi passi precedenti.

[ Sandro Iovine ]

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(*) - Henri Cueco, Approche du concepit de paysage, citato in Breve storia del paesaggio, Sellerio Editore, Palermo, 2009; pag. 25.

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i© Pio Tarantini. v DIETRO LO SCATTO
con Pio Tarantini

Pio Tarantini racconta a FPmag come è nato e si è sviluppato il lavoro Cerano, offrendo un'interessante apertura sul suo modo di operare sul campo.

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iIn alto: Centrale termoelettrica di Cerano-Brindisi Sud in costruzione; in basso: La Centrale di Cerano nel 2009.
© Pio Tarantini (4).

Pio Tarantini - Nato nel 1950 a Torchiarolo, in provincia di Brindisi, nel 1973, dopo aver terminato gli studi classici a Lecce, Tarantini si trasferisce a Milano, dove studia Scienze Politiche e tuttora opera, vive e lavora. I suoi lavori sono stati esposti dal 1982 in diverse gallerie private e sedi pubbliche, sia in Italia sia all’estero, e su di essi sono stati scritti saggi e articoli da parte di molti tra i maggiori critici e giornalisti d'arte italiani. In ambito saggistico ha pubblicato i volumi Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile (2011) e Fotografia araba fenice (2014).

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