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iRobert Plant, cantante dei Led Zeppelin, ha recentemente pubblicato un nuovo album da solista, Lullaby and... The Ceaseless Roar.
© Carl Dunn - Warner Music Group.

Quando uscì, nel 1971, il quarto album dei Led Zeppelin portò la band a un nuovo livello di grandezza e fama. Oggi resta un capolavoro ineguagliabile e tirato nuovamente a lucido

Ahmet Ertegun era un genio. Alla fine degli anni Quaranta aveva fondato la Atlantic Records e, nel corso degli anni, era stato un grande scopritore di talenti.
Una delle band su cui l’imprenditore di origini turche ci aveva visto giusto era un quartetto inglese capitanato da un telentuoso session man che aveva prestato la sua chitarra a innumerevoli artisti, il suo nome era Jimmy Page e la sua band si chiamava Led Zeppelin. Ertegun aveva messo il gruppo sotto contratto nel 1968 e, da allora, i ragazzi avevano inanellato un successo dopo l’altro da entrambi i lati dell’oceano, diventando i capicordata della nuova schiera di band dal suono pesante, il nuovo genere: l’hard rock.
Nel 1971 i rapporti di potere tra Led Zeppelin e Atlantic si erano però spostati; Jimmy Page e soci, coadiuvati dal manager Peter Grant, erano ben consci del successo e del denaro che avevano portato all’etichetta, quindi iniziavano a pretendere maggiore indipendenza e il primo passo verso l’emancipazione fu la copertina di Led Zeppelin IV.
Il giorno dopo un favoloso concerto sold out al Madison Square Garden di New York, la band si presentò negli uffici della Atlantic dove Peter Grant disse a Ertegun che il nuovo album sarebbe uscito senza nome della band e senza titolo in copertina. Al boss dell’etichetta quasi venne un infarto e iniziò a urlare in preda a una crisi isterica: il suo gruppo di maggior successo, la gallina dalle uova d’oro, voleva uscire con un album che nessuno avrebbe comprato perché non poteva sapere che era loro.
La discussione venne però velocemente troncata da Grant, che disse: «Questo disco venderebbe anche se fosse avvolto in carta di giornale», e non ci fu più nulla da aggiungere.

Ancora oggi, la scelta degli Zeppelin riguardo la copertina del loro quarto album resta un magnifico azzardo e una poderosa e geniale manovra di marketing.
Il nome del gruppo venne sostituito da quattro simboli – uno per ogni membro della band – e il disco viene ancora oggi chiamato Four Symbols o ZoSo, dal simbolo che Jimmy Page scelse per rappresentarlo. Il chitarrista, vero deus ex machina e fondatore della band, ha recentemente presentato al pubblico la versione rimasterizzata dell’album senza nome e del successivo disco del gruppo, Houses Of The Holy, del 1973. I due capolavori raccolgono alcuni tra i brani più famosi della band, vere pietre miliari del rock come Misty Mountain Hop, Four Sticks, The Song Remains The Same e la leggendaria Stairway To Heaven.
I due album hanno venduto, negli anni, qualcosa come 34 milioni di copie solo negli USA e ora vengono riproposti con versioni inedite dei brani contenuto negli LP originale, mix alternativi e sette tracce inedite, una vera manna per tutti gli appassionati della band.

[ Gualtiero Tronconi ]

iLa copertina dell'album Houses Of The Holy (1973).
UN VIDEO ROCK AND ROLL

Per celebrare l’uscita delle riedizioni di Led Zeppelin IV e Houses Of The Holy, la band ha realizzato un nuovo video per il mitico brano Rock And Roll nella sua versione alternate mix. Nel video vengono fuse immagini live di repertorio a nuovi visual per un risultato moderno e interessante.

iLa band inglese sotto l’ala del Boeing 720B chiamato Starship.
L’aereo, attrezzato di sedie, tavoli, ufficio, salotto con un organo elettrico e bagno con tanto di vasca e doccia, fu il principale mezzo di spostamento del gruppo nei tour americani dal 1973 fino al 1977.
© Bob Gruen - Atlantic Records.
SIMBOLOGIA ZEPPELLIANA...

I quattro simboli che rappresentano i membri della band sulla costa di Led Zeppelin IV.
Da in alto a destra, in senso orario, Jimmy Page, John Paul Jones, John Bonham e Robert Plant.

iI Led Zeppelin sul palco durante il tour di Houses of The Holy.
© Carl Dunn - Warner Music Group.

iGli Zeppelin nel 1971.
Da sinistra a destra: il cantante Robert Plant, il bassista John Paul Jones, il batterista John Bonzo Bonham e il chitarrista Jimmy Page.
© Armado Gallo - Warner Music Group.
LA COPERTINA
Led Zeppelin IV

La copertina di Led Zeppelin IV è la fotografia di un vecchio dipinto a olio del XIX secolo – comprato da Robert Plant in un negozio di Reading – appeso a un muro con la carta da parati scrostata. Aprendo la copertina si può vedere che il muro è in realtà crollato e dietro di esso ci sono altre abitazioni in demolizione e nuovi palazzi che incombono.
A proposito della copertina, Jimmy Page ha detto: «Rappresenta il cambiamento nel bilanciamento delle cose, un monito su cui soffermarsi e fare attenzione. Quel contadino anziano e quelle vecchie case distrutte sono una visione che sta a significare che forse dovremmo fare più attenzione alla terra in cui viviamo, senza violentarla e depredarla». Il più prosaico John Bonham, che visse in una casa a pochi isolati dal palazzone moderno che si vede sullo sfondo, invece disse: «Significa semplicemente che preferisco vivere in una vecchia casa piuttosto che in un condominio».

iI tre membri della band ancora in vita, fotografati assieme in occasione del concerto tenutosi il 10 dicembre 2007 presso l'O2 Arena di Londra.
Alla batteria sedeva Jason Bonham, figlio del compianto John venuto a mancare nel 1980.
IL LIBRO
Jimmy Page by Jimmy Page


Un’enorme scritta dorata compare sul fronte e sul retro dell’autobiografia fotografica di Jimmy Page, il simbolo ZoSo che, dall’uscita del quarto disco degli Zeppelin, identifica il chitarrista e produttore inglese.
Il libro, un enorme tomo di 511 pagine in grande formato per quasi 3Kg di peso, contiene circa 600 foto che ripercorrono la vita e la carriera di Page, dalla sua infanzia al giorno d'oggi. Non ci sono praticamente testi, a parte le didascalie che però rivelano curiosità e informazioni che faranno la gioia dei fan del chitarrista che, riguardo questo libro, ha dichiarato: «Mi è stato chiesto in diverse occasioni di scrivere un’autobiografia, io ho pensato all'altra faccia della medaglia: sarebbe stato unico avere una autobiografia fotografica».

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